Guida alla scoperta di La Morra
Nata tra il XII e il XIII secolo per volere della vicina Alba Pompeia, La Morra – che deve il nome presumibilmente dal fatto che i Benedettini pascolassero un tempo le pecore in questa zona ( Loci Murrae ossia recinto di pecore) – rappresenta oggi uno dei centri più famosi delle Langhe, con una forte crescita di turisti registrata in questi ultimi anni.
A giustificare un tal successo, innanzitutto, il fatto che parliamo della culla del Nebbiolo (vitigno utilizzato per la produzione di Nebbiolo.
Inoltre il nome de La Morra è indissolubilmente legato al tartufo bianco, altra ineguagliabile specialità tipica .
Ovviamente nel piccolo centro cuneese (non raggiunge normalmente le 3.000 anime) non mancano anche gli spunti di interesse architettonico, ma basterebbe il panorama sulle Langhe apprezzabile da La Morra a giustificare una sua visita.
Origini storiche
Nei decenni successivi all’anno 1.000, La Morra vide la sua origine, a seguito dell’iniziativa di Alba Pompeia di dissodare le terre circostanti. Con tutta probabilità il nascente villaggio edificato sul colle, prese il nome dall’antico recinto per le pecore, appunto “murra”.
Si torna a parlare di La Morra, ormai comune a sè stante con tanto di maniero, nel 1296, quando si ha notizia del suo infeudamento a Sordello da Goito, antico soldato di Carlo d’Angiò e menestrello, menzionato dallo stesso Dante nel Purgatorio. Solo qualche anno prima un tremendo terremoto, datato 1222, a tragico completamento di una fase storica contrassegnato da battaglie e pestilenze, aveva messo a dura prova la tempra degli abitanti, costretti, più che mai, a trovare conforto nella sola fede. Fervore accresciuto dalla predicazione in queste zone dello stesso S.Francesco d’Assisi, passaggio registrato nel 1223.
È del 1340 l’arrivo sulla scena de La Morra della famiglia Falletti, mentre del 1402 sono i primi Statuti, in seno ai quali trova spazio la prima testimonianza scritta del Nebbiolo (Nebolium), grazie a cui oggi si produce il Barolo, e del Pignolo (Pigmolium), purtroppo vitigno non più presente tra i filari lamorresi.
Nel 1435 il passaggio sotto il ducato di Milano, per poi un tamburello tra Spagna e Francia, sino all’arrivo dei Savoia nel 1631.

Un’immagine aerea dell’odierna la Morra
Da allora la graduale espansione del suo centro storico, con l’edificazione lungo le sue “contrà” di nuove chiese ed eleganti edifici.
Nell’8oo’, infine, ai piedi dell’antica cinta muraria, sorgono i quartieri che oggi costituiscono l’attuale “borgo”, con la cappella di Santa Brigida come riferimento principe.
Guida Turistica La Morra
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Cosa fare a La Morra
Nel ventaglio degli eventi del paesino piemontese, presso la cantina comunale di La Morra, le veglie del giovedì sera, occasione per, accanto ad un buon bicchiere di vino, parlare di cultura, di territorio e società.
Non manca, inoltre, la possibilità di prenotare visite guidate al Paese grazie all’accompagnamento di volonari dell’accoglienza turistica. La visita è gratuita e vede la partenza dal locale Ufficio turistico.
Particolare ancora più importante, l’escursione può avvenire in più lingue. Non solo inglese, francese, spagnolo o tedesco, ma anche in russo, fiammingo e olandese.
Per info e prenotazioni è possibile inviare una e-mail a info@lamorraturismo.it o chiamando il numero 0173.500344.
Non mancano, inoltre, le opportunità di svago per gli amanti del green. La location più vicina e comoda, quella del Golf Club Cherasco, dal 1982 una delle strutture migliori della zona, con le sue 18 buche, realizzate su un doppio piano altimetrico, tale da conferirgli il duplice aspetto di collina e pianura.
Il Club House immerso nel paesaggio langarolo, la bella piscina, l’accogliente ristorante, dove poter gustare tanti piatti a base di trifula bianco, lo rendono una scelta vincente.
Sul sito ovviamente tutte le informazioni utili (qui trovi il link).

Una bella panoramica di la Morra e il territorio che lo ospita
Cosa vedere a La Morra
Con tutta probabilità simbolo di La Morra la sua Torre Campanaria. Edificata all’inizio del 700′ (attorno al 1710, per l’esattezza), porta le firme dell’Ingegner Cocito di Neive, che giunse sino alla cella campanaria, e del suo collega di Cherasco, Domenico Petitti, successivamente interpellato per gestire una lieve pendenza della Torre e che determinò la mancata costruzione del preventivato sesto riquadro, per sostituirla con la cella delle campane. Alta 31 metri, merito dei suoi 5 riquadri sormontanti una cella campanaria di foggia barocca, la costruzione evidenzia ancora nel suo basamento alcuni cocci di pietra ereditati dalla precedente torre medievale, ultimo rimando al castello abbattuto dalle milizie francesi, durante l’assedio del 1544.
Oltre alla Torre, da un punto di vista architettonico-storico, il maggiore interesse lo destano le Chiese del villaggio, a cominciare dalla Chiesa della Santissima Annunziata. La stessa, infatti, conserva alcuni elementi (l’abside, una piccola cappella laterale con annesso frammento di affresco e il campanile) di un remoto convento benedettino. L’edificio fu oggetto, nel XVII secolo, di importanti opere di restauro, tra le quali il rifacimento nel 1684 del frontale, mentre all’interno risalgono a quell’epoca la decorazione dell’abside o il rivestimento delle colonne, così come la sua intitolazione all’attuale Madonna.
Di rilievo la pala centrale, avente per soggetto La Madonna dei sette Dolori e, conservato in seno alla pavimentazione, una stele funeraria romana.

La bella facciata della Chiesa della Santa Annunziata
A richiamare, annualmente, decine di migliaia di turisti anche la Cappella della Madonna delle Grazie, anche se in molti la conoscono semplicemente come la Cappella del Barolo. Si tratta di un sito difficilmente che non vi stupirà per la magma cromatica che lo contraddistingue, immerso tra i dolci declivi di filari, tipici del paesaggio delle langhe.
Ad inizio 2000 i Ceretto affidano a due artisti, David Tremlett e Sol LeWitt, il compito di ridarle vita, attribuendo ai due la massima libertà d’azione. Sarà così che il primo si occuperà della parte interna, mentre a Sol Lewitt onere e onore di ripensare il suo aspetto esterno. E dalla mente dei due creativi, ne esce un risultato davvero sorprendente.
Una sorta di daistico ardito disegno gaudiano che, in maniera del tutto estemporanea e sorprendente sembra spuntata dal nulla, un bel giorno, a impreziosire l’universo langarolo.
Un esplosione di colori la cappella delle Brunate, dai vigneti che la circondano che richiama, per via della sua particolarità e comunque del pregio artistico, miglaia di turisti curiosi di godersi questo bizzarro contrasto tra la dolcezza del territorio in cui è immersa e la sua variopinta veste. Senza contare, se non bastasse, che la zonadove si trova, rappresenta uni dei percorsi panoramici più suggestivi del territorio.

Originalità e colore, i due tratti distintivi della cappella del Barolo a La Morra
Nel 2019, in occasione del 20esimo anniversario della rivisitazione del sito, hanno avuto luogo festeggiamenti, in occasione dei quali si è tenuta la mostra Keeping Time, dedicata ai due autori del progetto.
Nella stessa occasione anche il battesimo della via che, in onore del capolavoro che racchiude, ha preso il nome di Strada alla cappella del Barolo di Sol LeWitt e David Tremlett.
Dove mangiare a La Morra
Nonostante non parliamo di una metropoli, non mancano davvero a La Morra le soluzioni, e per tutte le tasche, dove mangiare, potendo celebrare l’ineguagliabile tradizione culinaria piemontese. Molti locali e molti che propongono, almeno periodicamente, il nostro tartufo.
Osteria al Veglio (0173.509341)
Partiamo allontanandoci di un paio di km. dal centro, dirigendoci in frazione Annunziata, dove ad accoglierci troviamo l’Osteria Veglio che, nonostante abbia tra i suon assi nella manica il pesce, naturalmente non disdegna neppure di presentare le specialità locali e, di stagione.
Non mancano, ovviamente, ii tanti piatti ad accompagnare un tartufo bianco di assoluta qualità. Qui (questo il link) comunque potete trovare maggiori info.
Osteria del Vignaiolo (017350335)
Sempre in una frazione, questa volta a Santa Maria, potreste essere così fortunati da imbattervi
nell’Osteria del Vignaiolo, dove Luciano Marengo, in un’atmosfera rarefatta di altri tempi, vi proporrà un viaggio nella cucina locale, seppure proposta in rispettose rielaborazioni.
Rimpinzati dalla solita carrellata di antipasti, spazio ai primi, con le imperdibili tagliatelle ai porcini (funghi da gustare anche fritti), risotto al raschera, gnocchetti verdi al pomodoro e crespelle. Ampia anche la scelta dei secondi, con faraona disossata alle olive, stracotto all’Arneis, i succulenti brasati, concludendo con imperdibili dolci. Ovviamente anche qui, almeno se lo visitate nel periodo autunno-invernale, scettro d’onore al tartufo.
Chicca finale anche la possibilità, se la serata è andata per le lunghe, di poter pernottare e prezzi più che onesti (siamo sulle 35-40 euro, al di là delle singole grattate).

La splendida ambientazione estiva all’Osteria del Vignaiolo
Massimo Camia
Si sale di livello e di prezzo, con il ristorante di Massimo Camia, che da poco trova alloggio nei locali della cantina Damilano, celebre produttore di La Morra, in una location che vi regalerà una vista mozzafiato sui vigneti circostanti.
Per l’ex Locanda nel Borgo Antico e Camia parla la stella Michelin che può vantare, merito di una cucina che ha saputo sapientemente fondere tradizione ed innovazione. Un menù capace di esaltare pietanze un tempo umili (il piccione ad insaporire un delicato risotto, la quaglia e il suo uovo fritto in un languido abbraccio con pinoli tostati, spinacino novello Tartufo Nero dolce toma di Roccaverano o ancora il cappone, stuzzicante ripieno di cappelletti unici), ma anche di proporre classici dell’alta cucina quali il Foie Gras ai fichi neri, la costata di cervo o i medaglioni di Capesante.
Ovviamente oltre al tartufo nero, costante di alcuni piatti del Ristorante, spazio, e abbondantemente, anche al tartufo bianco quando la Stagione lo consente. Se vuoi saperne di più, clicca qui per andare al sito istituzionale.

Il biglietto da visita, con i vari riferimenti, del ristorante Massimo Camia
Locanda Fontanazza(0173 50718)
In posizione più centrale, invece, il recente Locanda Fontanazza, che sulla strada che conduce a Barolo, propone non solo un’ottima cucina a prezzi onesti, ma anche camere per il pernottamento.
Anche qui, quasi inutile sottolinearlo, spazio a Re Tartufo, quando fa freddo, da consumare su fonduta o sugli immancabili Tajarin accanto ad una carta che si distingue dai menù di zona, per un utilizzo molto più generoso, accanto a prodotti tipici quali lumache, baccalà o fegato di coniglio, di alimenti più inconsueti, dall’hummus al daikon o il karkadè.
Lo staff è a disposizione anche per catering che, difficilmente, dimenticherete.
Osteria More e macine
Un posto che si segnala, in Langa, per la sua indiscutibile unicità.
Posto semplice ma che dispensa a piene mani qualità, dove poter fare il cenone, quanto limitarsi ad un buon bicchiere di vino e mangiare pane e salame, cavandosela con pochi euro.
Incantevole la terrazza, sale carine e, poco distante, la Cantina Comunale, dove rifornirsi prima di tornare a casa.
Non manca, nella stagione, il tartufo, protagonista nelle sue versioni più classiche ( e gustose), largo anche uova in cocotte, battuta di fassone e tajarin al burro.
Lo trovate in via XX Settembre 18.

Il pittoresco menù dell’Osteria More e macine
Dove Dormire a La Morra
Per chi si è fermato all’osteria del Vignaiolo e ha fatto bagordi, il locale di frazione Santa Maria, vi permetterà anche di riposarvi in una delle sue 5 camere matrimoniali, potendo al mattino continuare a coccolarvi, con la colazione, dolce e salata, compresa nel prezzo stesso.
La Morra, però, nonostante le dimensioni conta di molte altre posibili sistemazioni, compreso, nel suo centro, di un piccolo hotel. Parliamo del Corte Gondina Boutique Hotel, un antica dimora di famiglia che, dopo un attento restauro, è divenuta una residenza elegante e confortevole, nel centro di La Morra. Si tratta di un ideale punto di partenza per chi voglia immergersi nel territorio, considerando si trovi a soli 14 km. da Alba, 13 da bra e poco più da Asti.
A completare l’offerta una sala lettura/bar, caffetteria, l’imprescindibile connettività nelle varie aree e parcheggio privato. Inoltre l’hotel dispone dei necessari accessi per portatori di handicap, di un elegante giardino e può anche ospitare incontri e meeting, grazie alla sala attrezzata, capace sino di 20 persone, ubicata nella storica cantina ottocentesca.
Cura ai particolari nelle varie camere, ricca colazione improntata alle tipicità locali e non manca una Spa interna, “SWEET Personal SPA” ma prenotabile anche dall’esterno e a completa dispozione da chi soggiorna nell’hotel.
Chicca finale per gli ospiti, la possibilità di godere di e-bike, con biciclette a pedalata assistita, per visitare in tutta comodità tutte le bellezze del circondario.

Le lussuose camere de la Gondina